Investire in oro
fisico: aspetti fiscali e opportunità in caso di successione
L’investimento in oro fisico da investimento può rappresentare una valida strategia di tutela patrimoniale, ma presenta anche alcune criticità da considerare attentamente, soprattutto sotto il profilo fiscale e in ottica di trasferimento generazionale.
Come investimento presenta alcune peculiarità che è opportuno analizzare preventivamente:
- Custodia e sicurezza: è necessario conservarlo in modo protetto, spesso ricorrendo a cassette di sicurezza o depositi specializzati.
- Vincoli di smobilizzo: la vendita può avvenire solo tramite operatori professionali autorizzati.
- Tassazione sulle plusvalenze: in caso di vendita, è prevista l’applicazione di un’imposta sostitutiva del 26% sulla plusvalenza realizzata (art. 67, comma 1, lett. c-ter, TUIR).
Relativamente all’ultimo aspetto è fondamentale considerare che per applicare correttamente l’imposta sulla sola plusvalenza, è necessario dimostrare il costo sostenuto in sede di acquisto, conservando la documentazione (fattura, ricevuta, contratto). In mancanza di prova, l’imposta viene applicata sull’intero prezzo di cessione.
Supponiamo il caso di acquisto di un lingotto nel 2024 per 1.500 € e la vendita nel 2025 a 2.000 €:
- Se è disponibile prova dell’acquisto, l’imposta sarà pari a 130 € (26% su 500 €), con un rendimento netto del 25%.
- Senza documentazione, l’intera somma (2.000 €) è tassata: l’imposta sarà 520 €, con una perdita netta superiore all’1%.
Nonostante le complessità operative, l’oro fisico può essere vantaggioso e rappresentare una valida soluzione per il trasferimento di ricchezza tra generazioni.
Alla morte del proprietario, l’oro da investimento deve essere inserito nella dichiarazione di successione da parte degli eredi e valutato al valore di mercato alla data del decesso, che diventerà il nuovo valore fiscale in capo all’erede.
In questa fase si realizza, nella sostanza, una rivalutazione gratuita del valore fiscale dell’oro, che può consentire in seguito una vendita totalmente esente da imposte.
Ipotizzando il caso ricorrente di lingotti o monete d’oro ricevute in eredita senza prova di acquisto da parte del defunto da parte di un figlio per il quale trova applicazione la franchigia da imposta di successione fino ad un milione di euro di valore, quindi, nessun imposizione fiscale.
Inoltre, se il figlio vende l’oro subito dopo, al medesimo valore, non realizza alcuna plusvalenza: quindi nessuna tassazione sul capital gain.
In casi diversi (es. eredi non familiari), si applica comunque l’imposta di successione all’8%, che risulta più favorevole rispetto all’imposta del 26% prevista in caso di vendita in vita con plusvalenza.
All’interno di una corretta pianificazione fiscale e patrimoniale l’oro da investimento può rappresentare uno strumento molto utile e vantaggioso.